Vigna dei Gesuiti

La Vigna dei padri Gesuiti era una vasta proprietà tagliata in due dal vicolo delle Tre Madonne, che si estendeva lungo il vicolo dell’Imperiolo, nel tratto corrispondente all’attuale via Antonio Bertoloni, dall’attuale viale Rossini (dove ora sorge Villa Taverna) fino all’antica Villa Monticello, cioè l’attuale l’Ambasciata svizzera in via Barnaba Oriani.  La Vigna confinava con Villa Borghese (oggi lungo via Ulisse Aldrovandi) e con Villa Sacchetti ed era attraversata da via delle Tre Madonne.

Nel Cinquecento la vigna compresa nell’attuale isolato viale Rossini, via Aldrovandi, via della Tre Madonne, viale Bruno Buozzi, piazza Pitagora e via Bertoloni fu concessa al Collegio Germanico Ungarico e il manufatto (oggi il casino di Villa Taverna)  viene indicato sul Catasto Gregoriano come “Casa con corte ad uso di villeggiatura” con edificio di servizio aggregato.

Nel 1576 la grande vigna col casale è concessa da papa Gregorio XIII alla Compagnia di Gesù che, dall’altra parte del vicolo delle Tre Madonne, aveva già “La Pariola”, la proprietà agricola dove fu scoperto l’ingresso alle antiche catacombe di Sant’Ermete. Forse il nome del quartiere Parioli deriva proprio da questa proprietà (vedi Parioli. Origine del nome).

Con la soppressione dell’ordine dei Gesuiti, nel 1773 la vigna passa al collegio di Sant’Apollinare e, nel 1824, papa Leone XII la assegna al Collegio Romano per il riposo e il recupero degli allievi affaticati dagli studi.

Con l’arrivo degli italiani anche questa villa passa in mano “laica”. Nel 1920 il senatore conte Ludovico Taverna acquista la parte sul lato sinistro (a sud-est) del vicolo delle Tre Madonne, e commissiona a Carlo Busiri Vici, il restauro del casale secondo la moda dell’epoca: nasce così Villa Taverna.  Successivamente con la nascita del viale dei Martiri Fascisti e di piazza Pitagora la parte nord del giardino della villa è lottizzato, venduto e costruito.

Negli stessi anni, è lottizzato, venduto e costruito il terreno de La Pariola, cioè il resto dell’estensione dell’antica Vigna dei Gesuiti, verso settentrione, al di là del vicolo delle Tre Madonne lungo vicolo dell’Imperiolo. Nasce così il nucleo del quartiere tra il nuovo viale dei Martiri Fascisti e l’antico vicolo dell’Imperiolo che prende il nome di via Antonio Bertoloni.

In particolare, il casino nobile della proprietà, dove era stato trovato l’ingresso delle Catacombe di Sant’Ermete, diventa Casale Santini. Nei primi anni del Novecento il casale è acquistato dalla famiglia Riganti e chiamato Casale Riganti poi dai nobili Guglielmi delle Rocchette che lo hanno donato alla Santa Sede. Oggi è noto col nome di Villino Sant’Ermete in via Bertoloni 320.  Anche il piccolo manufatto in fondo al giardino del Villino di Sant’Ermete, definito, in un antico documento, “sito coperto con bottino ove passa l’acqua di Trevi” (cioè l’acquedotto dell’Acqua Vergine che passa qui sotto) risale alla Vigna dei Gesuiti.

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