Trattoria Mangani

Sul lato destro di via Nomentana, dopo la zona militare chiamata Batteria Nomentana dove ora c’è lo svincolo per scendere dalla grande via alla Tangenziale Est verso la Stazione Tiburtina, si trovava una grande trattoria, citata anche da Ugo Pesci, giornalista nel 1870 al seguito delle truppe dirette alla presa di Roma: la Trattoria Mangani.

Nella Guida Commerciale di Roma (che Tito Monaci aveva fondato proprio nel 1870: la cosiddetta Guida Monaci), compare più volte, pochi anni dopo quella data, un annunzio pubblicitario relativo alla Trattoria Mangani in cui si parla di antichissimo stabilimento con vastissimo locale per pranzi di gran numero di persone.

Ne era gestore Gioacchino Mangani, figlio di Tommaso Mangani, proprietario di Vigna Mangani un vasto appezzamento di terreno che si estendeva dalla via Nomentana verso sud, con al centro il Fosso della

lungo .  Dopo Gioacchino, passa ai figli Domenico e Giovanni Mangani che fanno costruire nel 1890 un monumentale cancello di ingresso alla loro proprietà.

Agli inizi del nuovo secolo, la gestione è rilevata da Antonio Paolantoni che lo pubblicizza più volte nella Guida Monaci per lo splendido panorama dei Castelli, per le sale superiori per banchetti e perché servito da una fermata (facoltativa) del tramway.  In questa versione moderna, la trattoria è ricordata da Hans Barth per la folla domenicale, per la vista dei monti e per le montagne … di spaghetti.

L’attività della Trattoria Mangani cessa intorno agli anni Venti e, dall’altra parte della ferrovia, nasce il borghetto di Vigna Mangani o di Pietralata.

Fonte: un articolo di Roberto Quintavalle pubblicato sulla Strenna dei Romanisti del 2002.

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