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Il piazzale di Porta Pia è davanti alla omonima porta, all’incrocio dell’asse radiale costituito da via XX Settembre e via Nomentana e la grande strada che corre fuori le Mura Aureliane, costituita da viale del Policlinico e corso d’Italia.
Le Mura di Roma sono il monumento più imponente della città, ma quasi nessuno ci fa caso. Eppure Roma è una delle poche grandi città del mondo che conserva ancora, praticamente intatta la cinta delle sue mura, vecchie di diciotto secoli.
L’unico tratto di mura che non c’è più è quello prospiciente il Tevere, dal porto di Ripetta a Testaccio, distrutto per la costruzione dei muraglioni del Tevere. Per motivi urbanistici inoltre, è stato demolito anche il breve tratto di mura dopo Porta del Popolo che in corrispondenza dall’incrocio di via Luisa di Savoia con via Principessa Clotilde, piegava a 45° e raggiungeva il fiume prima del Porto di Ripetta.
Tutte le mura di difesa delle città sono state distrutte tra fine Ottocento e inizio Novecento, in tutto il mondo. Le ragioni di una simile devastazione sono molteplici, da uno sciocco concetto di “modernizzazione” alla “salubrità”, dalla mera speculazione edilizia al bisogno di dare lavoro ai disoccupati. Fatto sta che quasi tutte le grandi città non hanno più questi “confini” che individuavano la città vecchia.
Solo Nanchino, in Cina, ha mura più possenti e lunghe di quelle romane. Realizzate sotto i Ming tra il 1366 ed il 1393, costituivano un possente circuito di difesa, con mura esterne per 60 km, oggi completamente distrutte, mura interne lunghe 35 km (dei quali rimangono 22 km), le mura Imperiali, che proteggevano la città proibita, e infine le mura del palazzo del sovrano.
Le altre mura dell’antichità ancora in parte presenti sono quelle di Istanbul. Quelle di Costantino, realizzate tra il 324 e il 336, e poi quelle di Teodosio che le hanno sostituite. Costruite tra 391 d.C. ed il 439 d.C. sono famose per il sistema di protezione a doppia cinta per una lunghezza di 6,5 Km.
Nel III secolo d.C. Roma era una città senza mura. La sua estensione era notevolmente cresciuta rispetto al perimetro delle Mura Serviane ma nessuno, fino ad allora aveva sentito il bisogno di difendere la città, circondata e protetta dal suo vasto impero. Ma i tempi erano cambiati e l’imperatore Aureliano, che era riuscito a riunire l’impero in via di disgregazione e sedare diverse rivolte intestine, dopo la sconfitta di Piacenza (che aveva rischiato la discesa dei Goti vincitori verso l’Urbe), decide che la città ha bisogno di una nuova cinta di mura e la realizza in soli cinque anni (dal 271 al 275).
Aureliano non vive abbastanza per vedere ultimata l’opera, poiché morirà pochi mesi prima che fosse completata.
La nuova cinta muraria corrisponde approssimativamente con il limite daziario di Marco Aurelio e Commodo ma, poiché doveva essere pronta in poco tempo, fu costruita utilizzando grandi edifici già presenti sul territorio. Quando un edificio, civile o militare, si trovava lungo il suo percorso, gli architetti di Aureliano non lo smantellarono non modificavano la direzione progettata: più semplicemente utilizzavano la struttura esistente inglobandola nella nuova struttura difensiva. Un esempio di tale modo di procedere lo abbiamo al Castro Pretorio e al Muro Torto, dove le mura sono imprendibili in quanto sfruttano la parete tufacea del Pincio.
Le mura erano di mattoni e sono queste le mura che oggi ancora vediamo, rivelatesi assai più robuste di quanto qualsiasi antico architetto avrebbe mai potuto immaginare, visto che per diciassette travagliati secoli, le catapulte, i cannoni, le bombe e persino i terremoti non sono stati in grado di raderle al suolo.
La nuova cinta di mura era lunga 19 chilometri ed aveva 14 porte principali e numerose e molte di minore importanza e dimensioni (posterulae). Le porte più importanti erano in blocchi di travertino e marmo e avevano un accesso a doppio fornice per i due sensi di marcia, ma nell’età di Arcadio e Onorio (intorno al 400 d.c.), per ragioni di sicurezza, sono trasformate a un solo fornice.
Nel tratto delle Mura Aureliane che segnano il confine del Municipio II, sono rimaste al loro posto solo due porte del circuito originario, Porta del Popolo e Porta Pinciana. Porta Salaria è stata demolita. La Posterula Nomentana è stata murata e sostituita con Porta Pia. Porta Tiburtina è oggi solo un monumento a se stessa, recintata e non praticabile, sostituita da una semplice apertura nelle mura qualche decina di metri più in là .
Il camminamento sulle mura è quasi sempre scoperto con merli ad intervalli regolari. Ogni trenta metri si trova una torre a forma quadrata con quattro finestre in cui erano poste macchine da guerra per il lancio di frecce (baliste) o pietre (onagri). Nel corso dei secoli, le Mura Aureliane sono restaurate numerose volte come testimoniano la diversa trama dei mattoni e delle pietre, alcune targhe, e i molti stemmi dei papi regnanti.
All’esterno della cinta muraria correva uno stradello chiamato via delle Mura.
Curiosità
- la latrina pensile di piazza Fiume per i soldati che prestavano servizio sulle mura,
- nel tratto di mura tra via Romagna e via Lucania, corso d’Italia e via Campania, è ancora attiva la Scuola di Arte Educatrice,
- la torre meglio conservata: Turris omnium perfectissima, una delle trecento torri nella forma completa dell’epoca di Onorio (402 d.C.). La camera inferiore della torre ha due feritoie per arcieri. Le quattro rampe della scala interna portano alla camera superiore che ha finestre ad arco per le artiglierie e pianta quadrata. In alto le “cuffie” agli angoli formano un ottagono sul quale è impostata la cupola del tetto. Il passaggio tra una torre e l’altra è aperto verso l’interno della città.
- una palla di cannone ancora infissa nella muratura, sulla stessa torre,
A piazzale Flaminio, a sinistra della porta al termine di viale del Muro Torto, una piccola lapide ricorda il restauro delle mura fatto da papa Benedetto XIV (Lambertini) intorno al 1750: BENEDICTUS XIV P M MURORUM URBS A PORTA OSTIENSI AD FLAMINIAM PORTAM VETUSTATE FATISCENTIUM REFECTIONE ANNO MDCCIL INCOEPTAM ANNO MDCCLII ABSOLVIT.
Mura Aureliane
Porta Pia
Monumento al Bersagliere
Un’imponente statua in bronzo è al centro di piazzale di Porta Pia, ma i romani che transitano sull’asse via Nomentana via XX Settembre o su corso d’Italia non se ne accorgono più.
Il monumento è stato eretto per celebrare il corpo dei Bersaglieri e le loro storiche imprese, in particolare la Breccia di Porta Pia, aperta qui vicino nelle Mura Aureliane il 20 settembre del 1870.
Il monumento è costituito da una imponente scultura in bronzo, alta 4 metri e pesante oltre 2 tonnellate, dello scultore Publio Morbiducci che raffigura un bersagliere scattante all’assalto verso Roma, con fucile e tromba stretti nelle mani e i testa, naturalmente, “la vaira” il tipico cappello piumato.
La scultura è alta su un basamento in travertino opera dell’arch. Italo Mancini. Sui lati maggiori del basamento si trovano sei altorilievi in pietra di Trani rievocanti i più significativi episodi di guerra del corpo dei Bersaglieri dal 1948 alla prima guerra mondiale. A sinistra riconosciamo: il Ponte di Goito (1848), Luciano Manara (1849) e Porta Pia (1870). A destra: Sciara Sciat (1911), Enrico Toti (1916) e Riva di Villasanta (1918).
L’iniziativa di realizzare un’opera che celebrasse il corpo dei Bersaglieri era stata portata avanti dall’Associazione Nazionale Bersaglieri sin dagli anni ’20, ma si concretizza solo nel 1929 con “la pace” tra Stato Italiano e Chiesa, sancita con la firma dei Patti Lateranensi.
Il concorso per la realizzazione del monumento è bandito nel 1930 e i risultati sono attentamente vagliati dallo stesso Mussolini, sempre attento al messaggio dato dai nuovi monumenti. L’opera presentata da Publio Morbiducci (1889-1963), con il suo impianto ancora di tipo ottocentesco, era caratterizzato da facile impatto sul pubblico.
Lo scultore, all’epoca già noto per altri importanti monumenti, coniuga infatti nelle sue opere un esasperato realismo e un forte vigore plastico. Il monumento è inaugurato il 23 settembre del 1932 e quel giorno nel piazza Porta Pia è organizzata l’adunata generale dei Bersaglieri alla presenza delle autorità. Molto interessanti e accurati i filmati dell’Istituto Luce che raccontano l’evento.
Negli anni Sessanta, la statua è momentaneamente rimossa dal suo luogo originario per consentire i lavori per il viadotto di scorrimento sotto corso d’Italia ed è ricollocata al suo posto nell’inverno del 1965.
Sulla destra siamo nel quartiere Nomentano, con il Ministero dei Lavori Pubblici e accanto, su piazza Croce Rossa, il Ministero dei Trasporti e la direzione delle Ferrovie dello Stato, Questi grandi edifici sono stati costruiti sull’area dove sorgeva Villa Patrizi, come tutte le costruzioni alle loro spalle, fino a viale Regina Margherita.
“Il Bersagliere incantato” di Massimo Petrella
Sulla sinistra, vediamo i grandi palazzi del quartiere Salario, costruiti sulla lottizzazione dell’antica Villa Capizzucchi. Al centro il Monumento al Bersagliere.
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