Ugo Luccichenti

Ugo Luccichènti, (Isola del Liri 1898 – Roma 1976), ingegnere e architetto, è una figura fondamentale nel trentennio 1935-1965 nel campo dell’edilizia residenziale privata.  Suo fratello è l’architetto Amedeo Luccichenti, progettista di molte opere a Roma tra cui il Villaggio Olimpico.

Luccichenti ha realizzato esclusivamente edilizia residenziale in stretto rapporto con la Società Generale Immobiliare, società protagonista dello sviluppo urbanistico e immobiliare della capitale in tutto il secolo scorso sia attraverso nuove costruzioni (Cassia, Colombo, Monte Mario, Esquilino, Talenti, Vigna Clara, Casal Palocco, Olgiata, ecc.) sia e i famosi “sventramenti” urbani, all’Esquilino e intorno al Vaticano, sotto il cui controllo la società passò dopo i Patti Lateranensi del 1929.

Nella sua opera, riesce in qualche modo a coniugare le esigenze di profitto (della Immobiliare) con una architettura estrosa e una ricerca compositiva comunque funzionale e vivibile.  Riusciva infatti a eseguire progetti curati e definitivi senza ripensamenti e modifiche in corso d’opera, cosa che velocizzava l’edificazione e dava garanzie sui preventivi dei costi, cercando sempre la soluzione realizzativa più economica anche grazie alla capacità di sfruttare completamente le aree edificabili adattandovi i suoi progetti.  Al contempo mantenne sempre una certa sensibilità razionalista e sperimentalista, con l’attenta scelta dei materiali, la cura dei particolari, la scelta di soluzioni architettoniche oculate, funzionali e dall’effetto estetico mai banale.  Sempre, come scrive Elia Manieri, con “spregiudicatezza, sperimentalismo, volontà di successo e profonda disciplina professionale, tratti caratteristici della sua forte personalità”.

Luccichenti è attento ai temi introdotti dal “razionalismo”, filtrati però attraverso quella particolare visione monumentale dell’architettura che caratterizzò l’ambiente romano di quegli anni.

Nel dopoguerra continua a lavorare, quasi esclusivamente a Roma, sul tema della residenza per una committenza borghese.  Sono gli anni in cui nasce il genere della palazzina che caratterizza l’abitazione della nuova classe borghese urbana.  La notevole espansione urbana è dominata dalle regole della speculazione edilizia e lavorare per una committenza privata significa spesso per un architetto dover accettare i condizionamenti imposti dalla ricerca del massimo profitto. In contrasto con questa tendenza Luccichenti cercò di salvaguardare una dignità professionale portando avanti una personale ricerca compositiva.  Facilitato nei rapporti sociali dal carattere estroverso e solare, la sua elevata e riconosciuta professionalità gli consentì di realizzare un numero consistente di architetture.  Il suo linguaggio diventa infine eclettico e sperimentale, spaziando dal manierismo razionalista a soluzioni quasi espressioniste, nella costante volontà di sorprendere attraverso un’articolazione spaziale o una caratterizzazione strutturale. E’ un progettista solido, attratto contemporaneamente dalle innovazioni formali e dal rigore della costruzione, da lui approfondita fino al minimo dettaglio nel progetto.

Nell’ambiente architettonico romano e nazionale vive lontano dai maestri e dalle correnti di pensiero, preferendo la professione al confronto sulle teorie dell’architettura. E’ amico dei pittori M. Maccari, A. Donghi e G. Capogrossi, e alla fine della sua carriera inizia a dipingere lui stesso, coltivando anche un grande interesse per la musica.

Opere di Luccichenti nel Municipio II e dintorni sono:

  • palazzina in via Panama 22 (1935 – 1937), la sua prima opera,
  • palazzina in via Lima 4, angolo via Polonia, del 1935-1937,
  • palazzina in via via Panama  angolo via Polonia, del 1935-1937,
  • palazzina in via Panama  102, del 1935-1937,
  • palazzina De Cataldo in via Giovanni da Procida 7 (1936 – 1938), la sua seconda opera;
  • palazzina in via Gian Battista De Rossi 20 (1938);
  • palazzetto Papi in lungotevere Flaminio 74 (1935 – 1938);
  • palazzina in viale del Vignola (1939 – 1941);
  • sistemazione edilizia della zona di Porta Angelica (1939-1941),
  • palazzina Bornigia, in piazza delle Muse 6-7A (1940-1941), nella quale il fronte principale rinuncia alla materialità del muro e si trasforma in un telaio disegnato dai pilastri, sul limite della facciata, e dalle solette dei lunghi balconi in aggetto, 
  • edificio IACP in viale Pinturicchio 93 (1948), , dove un partito di piccoli balconi in aggetto si sovrappone alla rigida stereometria del volume segnato, in orizzontale, dalla bucatura continua delle logge su piani alterni, 
  • palazzina in via di San Valentino 16 (1948-1950) insieme con V. Monaco;
  • palazzina La Nave, in via Fratelli Ruspoli 10 (1946-1949);
  • palazzina Via Archimede 160, con Vincenzo Monaco (1950)(?);
  • palazzo edilizia intensiva via Montello (quartiere Della Vittoria);
  • villa Petacci, in via della Camilluccia 355, razionalista, demolita
  • complesso residenziale in piazza Belsito (5 palazzine con il ristorante ora ufficio postale, ed il cinema interrato) (1952),
  • complesso di piazzale delle Medaglie d’Oro (1953), dove ha anche realizzato l’ufficio postale modello),
  • sede dell’Ente Nazionale Cellulosa e Carta in via B. Croce (1953);
  • palazzina in  via Archimede 185 (1953), nella quale l’aggetto del balcone e della pensilina, presente su ogni livello con la funzione di supporto all’avvolgibile continuo, conferisce all’insieme un caratteristico sviluppo orizzontale,
  • edificio intensivo in viale Libia 6-14 (1953-1954);
  • palazzina in largo Nicola Spinelli 5, angolo via Giovanni Paisiello (1953-1954);
  • palazzina via Lisbona;
  • palazzina via Carlo Evangelisti (Monte Mario);
  • edificio semintensivo in via Tagliamento 5-9 (1956-1959);
  • palazzina in via Tommaso Salvini (circa nel 1957) con Adalberto Libera, Mario Paniconi, Giulio Pediconi e Giuseppe Vaccari, un grande blocco a gradoni che segue la forte pendenza del terreno;
  • palazzina in via Francesco Denza … angolo piazzale del Parco della Rimembranza;
  • palazzina  in viale dei Parioli angolo via Antonio Stoppani al posto della Villa Villegas;
  • Hotel Cavalieri Hilton, albergo di lusso di otto piani fuori terra e tre interrati che domina Roma su Monte Mario, realizzato 1960-1963 fu in collaborazione con Pifferi e Ressa dalla Società Generale Immobiliare. L’edificio, costruito nell’area in cui era previsto un piazzale panoramico, è duramente contestato per il suo impatto sia sul centro storico che sulla zona, di cui ha modificato i rapporti paesistici e le successive scelte urbanistiche

Negli ultimi anni della sua vita costruì diverse ville, anche una per sé e sua moglie a Saturnia, nelle quali sembrò preferire soluzioni costruttive e formali della tradizione allo sperimentalismo che aveva caratterizzato la sua lunga attività professionale. Tra il 1969 e il 1976, infine, si dedicò alla pittura, morì a Roma nel 1976.

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Luccichenti e gli anni del boom

Un articolo di Maria Laura Rodotà, pubblicato il 11 gennaio 1997 sul Corriere della Sera, sui fratelli Ugo Luccichenti e Amedeo Luccichenti protagonisti, nel dopoguerra, dell'espansione cementizia nei quartieri Parioli, Nomentano e Monte Mario. Continue reading →

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Opere di Ugo Luccichenti nel Municipio II

Siamo nel 1935, una nuova classe borghese si affaccia sulla scena e un nuovo standard residenziale è richiesto per caratterizzare meglio questa posizione sociale, uno standard intermedio tra il villino e la palazzina. Ugo Luccichenti è uno degli architetti che a Roma e in particolare nel Municipio II offre quello che i nuovi clienti cercano.

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