In giro nel quartiere Parioli

Questa pagina costituisce un approfondimento della pagina Quartiere Parioli e ci accompagna in una rapida carrellata lungo le strade e tra gli edifici del quartiere.
Iniziamo da Valle Giulia, davanti a Sant’Eugenio e saliamo lungo viale Bruno Buozzi. Domina a sinistra la villa Nuova Officina di Cesare Bazzani (1928) con ingresso a largo dei Monti Parioli (ndr questa villa è stata demolita da tempo, l’edificio che si vede è Villa Carrega di Lucedio) ; da questo scende la via Francesco Jacovacci che conduce alla Casina del Curato, edificio cinquecentesco (la torretta è di epoca anteriore) appartenuto ai Colonna (1567), ai Balestra (1900). Attualmente al Comune di Roma e ospita il Circolo della Pipa.

Dalla stessa via dei Monti Parioli, lungo la quale si incontrano al n.15 un villino di Luigi Piccinato, Silvio Radiconcini e Bruno Zevi (1948) e al n.21 la Casa del Maresciallo o casale Gomez (ristrutturato da Federico Gorio negli anni 1957-58), voltando a sinistra in via Ammanati si raggiunge Villa Balestra, già parte della cinquecentesca villa Poggi e dal 1928 giardino pubblico.

A via di SanValentino 21 è la palazzina Colombo di Mario Ridolfi e Volfango Frankl (1936).

L’ Istituto austriaco di Cultura è situato a viale Bruno Buozzi 113; accoglie una biblioteca con 72000 volumi di argomento umanistico, al 28 la palazzina Giammarusti.

All’inizio di via Mangili quattro villini (numeri 29-33) progettati da Giulio Gra nel 1928 in modo unitario, con elementi formali tratti dal repertorio classico e seicentesco; li fronteggia al n. 38 il coevo villino Valiani di Giovanni Michelucci.

Il tratto conclusivo di viale Bruno Buozzi presenta un interessante campionario di palazzine costruite tra il 1940 e il 1960: notare al n. 64 la Casa del Girasole.

Al n.13 di via Antonio Bertoloni nell’ambito del casale Riganti o villino Sant’ Ermete è l’accesso alle catacombe di Sant’Ermete, dove, in un’absidiola di un piccolo oratorio, un affresco ( fine VIII – inizi IX sec.) conserva la più antica immagine a noi nota di San Benedetto.

Su piazza Ungheria si affaccia la chiesa parrocchiale di San Bellarmino, uno dei primi tentativi di semplificare delle linee, nei volumi, nella decorazione e nell’uso dei materiali l’architettura religiosa romana (gli elementi compositivi sono di matrice geometrica e si basano sull’ottagono, legato al simbolismo teologico); i mosaici dell’interno sono di Renato Tommasi.

Costeggiando viale Romania si costeggia il comando della regione militare centrale dei Carabinieri, tipica architettura “di regime” (ndr si costeggia prima il Comando Militare della Capitale e poi il Comando Generale dei Carabinieri); dalla successiva piazza Bligny si tiene a sinistra in Via di San Filippo e poi a destra in via Eleonora Duse, che conduce (al n.53, palazzina di Gio Ponti,1939) a piazza delle Muse, inaspettato belvedere sulla piana del Tevere: a destra gli impianti sportivi dell’Acqua Acetosa sorti in occasioni delle Olimpiadi.
Al n.62 di Via Ruggero Fauro è sita la Palazzina Isabelli.

Viale dei Parioli (c.1888), uno degli assi formativi del quartiere, si espande da Piazza Ungheria sino a scendere curvilineo al Piazzale del Parco della Rimembranza ; a destra vi è l’accesso al Parco di Villa Glori, legato alla memoria dei fratelli Cairoli; l’area, espropriata nel 1887 e sistemata in parte come Parco della Rimembranza nel 1915, deve l’aspetto attuale a Raffaele De Vico (1923-24).

All’uscita del parco si scende alla fontana dell’Acqua Acetosa, eretta da Pio V nel 1616 e rifatta da Alessandro VII nel 1662; l’idea di un ninfeo costituito da un esedra tripartita sormontata da un timpano concavo, generalmente attribuita a Gian Lorenzo Bernini, si deve in realtà ad Andrea Sacchi e a Marcantonio De Rossi. Tenendo invece a destra per Via del Sacro Cuore di Maria si sbocca in piazza Euclide, centro monumentale dei Parioli grazie all’articolatissima facciata della chiesa del Sacro Cuore Immacolata di Maria, progettata da Armando Brasini nel 1923 ma eretta senza la prevista gigantesca cupola nel 1951-52; l’interno, a croce greca inscritta in un cerchio, ripropone nel movimento delle superfici di facciata e nell’apparato decorativo temi nel repertorio barocco con retorica monumentalità. Nel battistero, nove grandi tele di Gregorio Sciltian, esemplari espressioni del suo “realismo magico”.

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Fonte:  www.quartiereparioli.com

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