RACCONTO DEL FLANEUR ROMA2PASS PUBBLICATO IL 10 MARZO 2023
E’ appena uscito un libro per le edizioni Tipimedia che si chiama ‘Trieste-Salario in 100 personaggi (+1). Vite-Ricordi-Progetti’. In copertina sono immortalate le foto-tessera dei 101 big: al posto 35 c’è lui, Massimo Proietti Rocchi. Cosa ha fatto questo signore per meritare tanto onore?
Massimo ha lavorato nel campo dell’informatica e, fin dall’inizio della carriera, ha girato il mondo per vendere in Sud-America e in Asia prodotti informatici. In seguito ha fondato una sua società che distribuiva nel “terzo mondo” i nostri computer. Una carriera di grosse soddisfazioni, che gli ha permesso di approfondire culture assai lontane dalla nostra Italietta. Nel 2016 è tornato nella sua casa di via Nomentana angolo via S. Angela Merici: era in pensione e voleva costruirsi un futuro.
Dalle finestre di casa, al di là della grande strada, intravedeva un bosco fitto recintato da una cancellata, che gli sembrò adatto ai bisogni del suo cane. Era il parco di Villa Leopardi. Ogni giorno vi passeggiava prendendo atto del degrado, dell’abbandono, della difficoltà per anziani e bambini del quartiere di passare ore piacevoli in quel luogo. Fin da ragazzo aveva seguito suo padre nella passione per il verde che era stata trasmessa dal nonno, giardiniere ante-guerra nelle principesche ville romane. Quel filo green, che faceva parte del suo DNA, riprese vigore, così come le conoscenze botaniche che si era formato durante i viaggi. Ricordò le piantagioni di cacao nel Mexico, la vaniglia nel Madagascar, il caffè della Colombia. La ricchezza del mondo botanico lo aveva affascinato nelle pause del suo lavoro: come mettere a frutto queste sue conoscenze amatoriali nel bel mezzo di una metropoli, ora che aveva tempo a disposizione?
Massimo ha collegato le sue capacità dirigenziali al suo amore per le piante e i giardini, ha progettato di liberare la villa da una ventina di persone senza fissa dimora che vi vivevano in modo selvaggio nell’indifferenza dell’amministrazione pubblica. Per fare questa prima operazione ha avuto il supporto della Caritas, che in seguito ha fornito e continua a inviare dei giovani immigrati che aiutano nel ripristino del giardino. Poi, coi pochi amici che si era fatto con il suo attivismo, ha fondato l’associazione AmiciVillaLeopardi che oggi annovera più di mille soci, che contribuiscono al lavoro di pulizia del sabato mattina e alle spese per materiali da lavoro e soprattutto si godono il fresco sulle panchine ridipinte dai volontari. Oggi la villa è animata, curata, viva e vi si tengono manifestazioni varie come concertini, presentazione di libri, feste multi-culturali, giochi per i bimbi.
Questa breve storia di vita mi fa venire in mente quella di un signore ancora più famoso, al quale Massimo non ha mai pensato di paragonarsi e che nessun lettore può indovinare. Il signore in questione era un inglese piuttosto snob e con il dono delle lingue: si chiamava Peter Smithers. Durante l’ultima guerra fu arruolato nell’Agenzia di spionaggio del Regno Unito e inviato in missione sulle coste messicane perché c’era il timore di uno attacco nazista anche da quelle parti. Lui oltre ad assolvere egregiamente al suo compito, non avendo in realtà problemi militari da risolvere, si appassionò alla flora messicana, che, come è noto, è ricchissima e variegata. Tornato in patria da vincitore, divenne un appassionato giardiniere; la sua reazione più interessante fu il suo giardino personale in Svizzera, a Vico Morcote sul lago di Lugano dove si ritirò a vivere. Ma chi era questo mister Smithers? Era un ufficialetto agli ordini di un colonnello che si chiamava Ian Fleming e che proprio sulla figura e le eccentricità del suo subalterno costruì il mito di James Bond. Bella storia, vero?
Adesso è giunto il momento di entrare a villa Leopardi. Questo giardino, che oggi misura circa 2 ettari, era a fine Ottocento una proprietà agricola della famiglia marchigiana Leopardi Dittajuti, imparentata con i famosi conti Leopardi di Recanati. La usavano come vigna, ma all’inizio del Novecento fu trasformata in un “giardino di delizie”, nel mezzo del quale poi nacque il villino neo-gotico, ora in stato di totale abbandono. Il parco sul dietro era un boschetto di pini, lecci e acacie, qualche cedro e alcuni esemplari di Ceiba Speciosa, maestoso albero proveniente dall’America Latina che fiorisce in autunno con fiori rosa a forma di giglio.
Dopo il 1975, anno in cui la proprietà fu espropriata dal Comune per destinarla a parco pubblico, ci furono 2 progetti di restauro del giardino. Il primo fu messo in opera nel 1992 e firmato dall’arch. Zagari. Doveva essere molto interessante perché partendo dalla pianta del sottosuolo, che nasconde parte del Coemeterium majus, ripercorreva con vialetti piastrellati a mattoncini l’intrico sottostante di tombe e cunicoli. Ma il bel lavoro fu depredato dagli abitanti in pochi giorni di tutte le pianticelle fiorite messe a dimora e poi 12 anni dopo, sotto il sindaco Veltroni, fu completamente rifatto secondo un progetto più banale.
E’ quello che vediamo ora: vialetti sinuosi, ortensie, magnolie e piante della fascia mediterranea che si raccordano coi vecchi lecci, con le palme sopravvissute e con i pini sofferenti. Sembra che la regola municipale, sia che i giardini si possano fare, distruggere e rifare a patto che i nostri governanti riescano a trovare il finanziamento necessario; ma non c’è mai un centesimo da dedicare alla manutenzione del verde, alle potature, all’innaffiamento e via dicendo. E così sono benemeriti i cittadini che, come gli AmiciVillaLeopardi, si fanno carico di un lavoro assolutamente necessario perché il giardino mantenga il suo aspetto e un po’ di ordine e di pulizia, ma in realtà troppo faticoso e difficile per pensionati che non hanno né i mezzi né le conoscenze che sono richieste ai giardinieri dipendenti dal Comune. Ma questa è la solita storia di una Capitale che non riesce a trovare un’amministrazione funzionante.
E quindi torniamo a goderci questo bel parco, abbastanza ombroso da rinfrescarci nei mesi estivi, assolato e fiorito in altri angoli. I bambini hanno la loro zona con gli scivoli, i ragazzi hanno a disposizione un ping-pong e un calcio Balilla, i cani hanno una zona a loro riservata che dà su via Makallè. Una bella cancellata che viene chiusa di notte non permette intrusioni; e durante il giorno non mancano amici con cui fare due chiacchiere, giovani in tuta che fanno jogging, carrozzine con neonati che sognano sotto i pini, persone che attraversano il parco per recarsi nella bella Biblioteca comunale posta al centro e signori che si recano al Centro Anziani per una partitina a carte o per una lezione di ballo.
Un giardino vivace e in buona forma grazie all’amore di chi ci vive vicino. Vale la pena di visitarlo.
Maria Grazia Toniolo
Pubblicato il 10/03/2023
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