“La casa di Pietro (il Museo Canonica di Villa Borghese)” di Paola Mariani

Roma, 1 novembre 2022

Una mattina di sole a Villa Borghese, l’insolito orario della nostra passeggiata Roma2pass, esalta la magnificenza di questo luogo.   

Ho la fortuna di abitare nel Municipio II e quindi di vivere in mezzo alla bellezza, che Roma dispensa a piene mani. Sono le 10 di mattina e a piedi arrivo all’ingresso del Parco dei Daini, ci sono poche persone che corrono, qualche signora con passeggino, mi sembra di essere tornata in un’ epoca felice in cui la città è a misura d’uomo e noi non siamo più schiavi della tecnologia. Sotto il sole, che fa brillare i prati bagnati di rugiada, supero piazza di Siena, un colpo d’occhio fantastico con il suo ovale verde, circondato da cipressi maestosi. Sulla collinetta davanti a me si vede la casa-museo dello scultore Pietro Canonica, in viale Pietro Canonica n 2, detta la “Fortezzuola” per l’aspetto dato dalle mura merlate, che la circondano.

All’interno del parco della Villa Borghese, residenza di vacanze della famiglia del Cardinale Camillo Borghese, il Museo occupa l’antica dimora, che era nota nel Seicento come il “Gallinaro” perché vi si allevava ogni genere di volatili: oche, fagiani, pavoni, galli e galline, che rifornivano il parco, usato spesso per le battute di caccia del Principe. Oggi, l’edificio conserva ancora il suo aspetto di azienda agricola, addormentata nel sole autunnale. Le mura più che a una fortezza mi fanno pensare a una grande casa colonica di un bel color mattone, circondata da mura merlate, costruite nel 1793 da Antonio Asprucci, in un gioco di abbellimento senza scopi minacciosi di guerra. Subito dopo, quando l’edificio viene utilizzato per rappresentanza, la facciata viene ulteriormente abbellita da otto cariatidi, opera di Felice Giani. Intorno digrada dolcemente un praticello, ancora verde sotto gli alberi, il clima stravolto ci riserva questi continui giorni assolati, in passato le ottobrate romane erano famose per la loro eccezionalità.

Nel 1919 il casale diventa sede di uffici amministrativi, poi è distrutto da un incendio e abbandonato.  Nel 1926 l’edificio è ceduto allo scultore piemontese Pietro Canonica e ristrutturato come casa-studio dall’architetto Raffaele De Vico.  Quando l’artista muore nel 1959 nella casa vengono raccolte numerose opere, che rappresentano il primo nucleo dell’ istituendo Museo Pietro Canonica.

Lo scultore, famoso già in vita a livello internazionale per le numerose statue e opere celebrative, raffiguranti personaggi nobili e dell’alta borghesia, è descritto dal critico d’arte Marziano Bernardi così “Bellissimo nel nitido profilo di medaglia antica, fiero e gentile nel tratto, nato signore malgrado la modesta origine”. 

Nel 1987, dopo la morte di Maria Assunta Riggio, sposata in seconde nozze nel 1954 quando Canonica aveva già 85 anni, la dimora ritorna in possesso del Comune di Roma ed entra a far parte del circuito dei musei comunali.

La realizzazione dello spazio museale nello stesso edificio, che ha ospitato la casa e lo studio dello scultore, rende molto originale questo museo, che restituisce l’artista nella sua interezza, umana oltre che professionale.  Commoventi i bronzi, opera dello stesso Canonica, collocati fuori la Fortezzuola, davanti all’ingresso del museo.  Sono le statue di un alpino con il suo mulo carico di vettovaglie, monumento dedicato all’umile eroe che ha affrontato i terribili disagi della Prima Guerra mondiale nelle trincee sulle Alpi,

Ci guida nella visita, la dott.ssa Bianca Santese, ex Direttrice del Museo e socia AMUSE, che inizia a raccontarci la storia della casa, luogo fuori del tempo, sospeso in una dimensione quasi da favola.  La nostra “guida speciale” mentre parla sorride, contenta di farci conoscere tutte le sculture, e da quel sorriso si intuisce che è molto legata alle opere che ci descrive. Mi intriga molto pensare che abbiamo una guida eccezionale, chi meglio di lei, che conosce tutti gli aspetti del Museo, può farci vivere un’esperienza a 360° gradi.

Le collezioni del Museo sono raccolte al pianterreno e nei piani ribassati.  Al piano rialzato vi sono la camera degli ospiti e la sala di lavoro dell’artista, illuminata da una grande finestra che si apre sulla corte interna.

Le pareti dei corridoi sono abbellite dai dipinti di Canonica, che raffigurano paesaggi diversi: la campagna di Viterbo, una veduta marina di Forte dei Marmi, una veduta del Po e un ritratto di Suor Luigina alla Fortezzuola. I dipinti sono di scuola paesaggistica torinese della seconda metà del XIX secolo.

Lo studio è stato conservato come se lui stesse ancora lavorando.

Al centro c’è il tavolinetto con gli strumenti da lavoro: una squadra  di legnoraspespatole, seghetti, una bottiglietta contenente una resina oleosa sconosciuta ormai essiccata, pezzi di creta usata per il modellino di San Giovanni Bosco, l’ultima opera a cui Canonica si dedicò.  Accanto al piccolo tavolino vediamo una sedia, il cavalletto per dipingere. e il bozzetto al monumento a Giovanni Paisiello,  La stele è una copia dell’originale distrutto da un bombardamento.  L’opera consta di varie figure allegoriche richiamanti la danza, la musica e la poesia.

Alle pareti vi sono ritratti, autoritratti, scorci di paesaggi eseguiti dall’artista; ammiriamo bozzetti di opere tradotte e studi di sculture mai realizzate, una tela di Enrico Gamba e una tela di Demetrio Consola.

E’ affascinante vedere insieme: la dimora d’artista, l’atelier e lo spazio espositivo. La triplice articolazione e la ricchezza e integrità sul piano conservativo delle opere rendono il Museo Canonica una delle più importanti testimonianze del modello museografico delle case d’artista.  Iniziamo la nostra visita dalla sala d’ingresso.

Resto colpita dalla luce, che si riflette sul bianco delle pareti e delle statue. Ci guardano con espressione triste ed enigmatica due bellissime signore: Donna Franca Florio, busto del 1900-1904, e la Principessa Emily Doria Pamphili, busto in marmo bianco del 1920 posto su base di marmo bardiglio (copia dell’originale sito nella Galleria Doria Pamphili).

In questa prima sala, si ammirano anche altre opere:

  • “Le comunicande”, una scultura in marmo del 1920 circa, copia dell’originale che si trova nella Galleria d’arte moderna di Palermo (fig.6),
  • “Sogno di Primavera”, busto del 1920, copia in marmo dell’originale del 1898, esposto al museo civico di Trieste, e infine
  • Stella del Mattino, scultura del 1925, raffigurante un nudo di donna con alle spalle un agnellino. 

Come sempre i Soci che partecipano alle passeggiate Roma2pass sono numerosi. Li conto, siamo più di trenta. Tutti piacevolmente attenti all’ascolto dell’affascinante vita di Canonica e alla descrizione della bella casa, dove l’artista è vissuto dal 1927 al 1959, anno della morte.

L’appartamento privato al primo piano ci racconta l’universo intimo delle memorie e degli affetti dell’artista, tra arredi preziosi, quadri e foto storiche di personaggi illustri divenuti nel tempo suoi amici (fig.8). L’atelier dello scultore al piano terreno ci fa scoprire l’iter creativo, mostrando studi e bozzetti delle diverse fasi di realizzazione e i processi di lavorazione della materia per eseguire l’opera artistica. Impossibile non commuoversi davanti al tavolinetto con gli strumenti da lavoro, usati dall’artista fino a poco prima di morire e ancora sporchi di gesso.

Infine, le sale espositive dove è possibile ammirare gran parte delle sue opere originali e di copie: dai numerosi busti di dame, rampolli di nobili famiglie e illustri personaggi, monumenti funerari, fino all’imponente statua equestre di Simon Bolivar e al monumento di Kemal Ataturk, inaugurato a Smirne nel 1932: entrambi testimonianza della fama internazionale raggiunta da Canonica che, con empatia, riusciva spesso a diventare amico delle personalità che gli commissionavano le opere. (fig. 9)

La sorpresa maggiore che ci è stata fatta alla fine della visita è stata la presenza tra noi della nipote della seconda moglie di Canonica, che fu invitata dagli zii a soggiornare nella dimora. La signora Riggio ci ha raccontato molti aneddoti della vita dello scultore, facendoci conoscere aspetti privati e di vita vissuta con gentilezza e semplicità.

Al secondo piano, abbiamo visto la sala da pranzo e il salotto, con un bel pianoforte a coda, molti ricordi e fotografie dell’artista disseminati sui mobili e dipinti di E. Gamba, V. Cavalieri e altri pittori dell’800. Emozionante la camera da letto, nella sua austera compostezza: lo scultore dormiva da solo in un letto singolo (si dice per evitare commenti e chiacchiere causati dalla grande differenza di età tra i due coniugi).

Alla fine della visita, ci ha accolto il giardino interno dove abbiamo potuto rilassarci chiacchierando. Trovo che il Museo Canonica, aldilà della sua valenza artistica e oltre alla bellezza del luogo, offra nella sua piccola corte, raccolta e verde, un’oasi di pace, dove riposare dopo una passeggiata in villa o leggere un libro, come forse accadeva anche tanto tempo fa.

La passione e l’amore della dr.ssa Bianca Santese per questo scrigno d’arte si è ulteriormente manifestata in un altro incontro Roma2pass, quando le ho chiesto informazioni per scrivere questo testo a favore di chi non ha partecipato a questa visita alla Fortezzuola. Lei con semplicità mi ha proposto il titolo “La casa di Pietro”, che ho trovato assolutamente poetico e perfetto, e che quindi ho deciso di adottare.

Mi auguro infine che la lettura vi abbia incuriosito così tanto, da spingervi a visitare questo luogo di arte e serenità. (fig. 1)

Pagine al livello inferiore:

Pagina al livello superiore:

Racconti del Flâneur Roma2pass

Pagine allo stesso livello:

Pagine correlate:

  • ...
CONDIVIDI QUESTA PAGINA:

I commenti sono chiusi.