Villino Aureli

Il Villino Aureli era un villino situato in corso Trieste 28 30, ad angolo con via Dalmazia, nel Quartiere Trieste.

L’edificio fu costruito tra il 1913 e il 1914 dall’architetto Antonio Ventura per Oreste Aureli, era dunque una delle prime costruzioni, assieme ai due villini adiacenti, affacciate su Corso Trieste, all’epoca ancora tracciato solamente sulla carta.
Il villino era in stile medioevale, in cortina laterizia, sviluppato su due piani lungo Corso Trieste e tre piani lungo Via Dalmazia, le finestre del piano terra erano ad arco, con l’arco in pietra, mentre quelle dei piani superiori avevano delle piattebande. All’angolo sinistro era posta la snella torre che si sviluppava su quattro piani, e terminava con merlature su beccatelli sormontate da un tetto a falde. Il portone d’ingresso era decorato da una trifora polilobata, l’unica finestra del terzo piano presente sulla facciata accanto alla torre era una bifora con parapetto a transenna traforata.

Fonti:  Rerum Romanarum: Villino Aureli

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villino Naselli

Il villino Naselli si trovava in via Ticino 3, nel quartiere Trieste. La sua vergognosa demolizione è stata realizzata nel 2017 e oggi al suo posto vediamo un moderno villino.

Le origini di questo edificio risalgono al 1930, quando venne progettato dall’ingegnere Ugo Gennari per il Conte Gerolamo Naselli; Gaetano Minnucci, all’epoca collaboratore del Gennari, partecipò alla progettazione. La costruzione fu completata nel 1931.  Il villino confinava a nord con il Villino Gigli, appartenuto al noto tenore.

L’edificio si presentava come un villino su due livelli di architettura neorinascimentale. Aveva un ampio tetto a spioventi coperto di coppi alla romana, un grande camino si trovava sul lato di sinistra. Al n.1 di via Ticino si apriva il grande cancello carrabile di ferro battuto sostenuto da due pilastri quadrangolari dorici ricoperti da una fascia bugnata e culminanti in sfere decorative. La bella cancellata era di ispirazione seicentesca e le due ante terminavano superiormente in una stella a otto punte. Accanto, al n.3, un cancello pedonale conduceva al giardino.  Al pianterreno due ampie finestre su mensole affiancavano il grande portone decorato a bugnato, preceduto da una scalinata e sovrastato da un timpano spezzato culminante in un grande stemma.  Lo stemma era avvolto in un doppio cartiglio, in mezzo al quale si trovava una corona comitale a nove perle, due coccarde di frutta lo raccordavano alla trabeazione sottostante. Nello scudo era presente l’emblema delle Ancelle Concezioniste del Divin Cuore, caratterizzato dal monogramma della Vergine, con al centro il Sacro Cuore di Gesù, sormontato da una corona di 12 stelle.  Le finestre del pianterreno erano decorate da un timpano spezzato in cui si trovava un piedistallo culminante in una sfera. Al primo piano due finestre quadrangolari inquadravano un bel loggiato centrale, costituito da due colonne doriche.  Al piano terra i soffitti erano voltati, la hall d’ingresso e della camera da pranzo erano dotati di volte a padiglione, lo studio e il salotto erano avevano volte a botte, il salone aveva una grande volta a lunette.

Nel 1947 la proprietà passa alla Congregazione delle Ancelle Concezioniste del Divin Cuore che chiedono l’autorizzazione al comune per sopraelevare l’edificio. Nel 1960 il villino è elevato di due piani, alterandone l’aspetto originario ma cercando di mantenerne gli stilemi.

Questo villino, è salito agli onori delle cronache nel settembre 2017, quando si è diffusa notizia della volontà di abbatterlo per lasciare spazio a un nuovo edificio residenziale moderno su progetto di Alessandro Ridolfi.
La scelta è stata fortemente criticata da molti, come il critico d’arte Vittorio Sgarbi o l’associazione Italia Nostra, soprattutto perché il nuovo edificio, diversamente dal Villino Naselli, non avrebbe avuto un legame con il contesto circostante, caratterizzato dai singolari edifici del Quartiere Coppedè e dal vicino villino che fu proprietà ed abitazione di Beniamino Gigli (e che, diversamente dal Villino Naselli, risulta vincolato).

Secondo le associazioni contrarie all’abbattimento, anche il Villino Naselli doveva essere vincolato, dal momento che era originario degli  anni Trenta (quindi oltre i 70 anni che prevedono la tutela di questa tipologia di edifici) e non degli anni Cinquanta, quando venne realizzata solo una soprelevazione. La proprietà, invece, ha fatto sapere che il villino non era vincolato e che hanno preferito realizzare un nuovo edificio anziché ristrutturare un falso storico.

Fonti:  Rerum Romanarum: Villino Naselli

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