In lungotevere delle Navi 22 si apre il grande ingresso carrabile di un complesso di tre palazzine (di cui due allineate sul lungotevere più una terza palazzina dietro), costruite nel 1935 dall’INCIS per gli alti dirigenti dello Stato. Gli edifici sorgono nel tratto tra Palazzo Marina e il il grande palazzo di Giulio Gra in piazzale Belle Arti.
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All’angolo tra viale delle Belle Arti e via di Villa Giulia, c’è una semplice ma elegante costruzione rinascimentale oggi denominata Palazzo Borromeo. L’attuale ingresso è su viale delle Belle Arti 2 ma il vero ingresso, sempre chiuso, è in via Flaminia 166. Il palazzo non aperto al pubblico, qui lo Stato Italiano ha voluto, dopo il Concordato del 1929, l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, l’unica ambasciata al mondo situata nella capitale del proprio paese. Nel passato la costruzione è stata chiamata in molti modi, Casino del Monte o Casino di Papa Giulio o ancora Casino di Pio IV.
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Lungotevere Flaminio è la prosecuzione di lungotevere delle Navi, da piazzale Belle Arti (in corrispondenza di ponte Risorgimento) a piazza Antonio Mancini (in corrispondenza di ponte Duca d’Aosta), dove il grande viale lungo il fiume prosegue con il nome di lungotevere Thaon di Revel. Come tutti i viali lungo il Tevere, è stato realizzato sugli argini di contenimento del fiume.
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Il Ponte Pietro Nenni collega lungotevere Arnaldo da Brescia, all’altezza di via Cesare Beccaria, con lungotevere Michelangelo per consentire l’attraversamento del Tevere della linea A della metropolitana.
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Le Mura Aureliane sono le mura che ancora circondano il centro di Roma e, per un lungo tratto da via Tiburtina al Tevere, segnano il confine del Municipio II con il Centro Storico (Municipio I).
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L’acquedotto dell’Acqua Vergine o Aqua Virgo è oggi l’unico ancora funzionante degli undici acquedotti costruiti dagli antichi romani. E’ giunto praticamente intatto fino a oggi perchè il suo percorso è quasi completamente sotterraneo e quindi più difficile da attaccare per i nemici di Roma. La fontana di Trevi, in età moderna, ne rappresenta la mostra terminale.
L’affermazione di Morpurgo nel panorama dell’architettura ufficiale del regime, perfettamente allineato sulle posizioni piacentiniane di disadorna e moderna monumentalità, fu suggellata dall’incarico per il progetto di piazza Augusto Imperatore.
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