Vittorio Morpurgo

Vittorio Ballio Morpurgo (1890-1966) nasce a Roma da Luciano Morpurgo, avvocato di famiglia ebraica triestina, e da Giulia Ballio.   

Laureato nel 1914 in ingegneria civile, prende parte alla prima guerra mondiale, ottenendo la medaglia d’argento al valor militare. Allievo di Gustavo Giovannoni, è suo assistente presso la Scuola d’applicazione per ingegneri di Roma fino al 1921, anno in cui organizza, con il maestro e Marcello Piacentini, la Mostra d’arte per il cinquantenario di Roma capitale. Nella Scuola superiore di architettura di Roma è professore incaricato di architettura degli interni dal 1930 e prosegue la carriera fino al 1960, quando è nominato preside della facoltà di architettura di Roma.

Sin dai primi anni Venti, affianca alla carriera accademica una fervida attività professionale. Aderisce al barocchetto romano e realizza opere come il villino Alatri, l’edificio Santi in Borgo Angelico angolo via del Mascherino (1923-28), il gruppo di abitazioni in viale Regina Margherita angolo via Morgagni (1926-28) e il fabbricato della Telefonica Tirrena in via Sannio (1925-28), dove già compaiono temi ripresi e sviluppati nelle opere mature, quali l’articolazione volumetrica e il variegato uso del mattone nel paramento esterno.

Sul finire degli anni Venti svolge notevole attività a Varese, dove progettò il Convitto civico, il palazzo di Giustizia e la Casa del balilla, nel cui algido salone a doppia altezza spiccano le pitture di Giulio Rosso, che nel 1932 a Roma affrescherà gli ambienti di casa Molle, sintesi matura dell’architettura degli interni di Morpurgo, ulteriore ramo della sua professione sviluppato anche in sede didattica.

Gli anni Trenta sono per lui il periodo di massima attività. Si distingue in concorsi pubblici romani e stranieri e l’ormai consolidata carriera accademica e professionale lo porta a ricevere numerosi e prestigiosi incarichi.

E’ protagonista, con Enrico Del Debbio e Arnaldo Foschini, dei due concorsi per il palazzo del Littorio a Roma. Nel primo (1933-34) le due soluzioni presentate dal gruppo, ottengono il riconoscimento della giuria, confermato dall’affermazione del progetto previsto per la nuova ubicazione all’Aventino (1937). Nella soluzione prevista per la definitiva sede al foro Mussolini, poi destinata al ministero degli Affari esteri, si preferisce il compatto parallelepipedo in travertino, la cui tormentata realizzazione (1938-59) venne curata dal solo Del Debbio.

L’affermazione di Morpurgo nel panorama dell’architettura ufficiale del regime, perfettamente allineato sulle posizioni piacentiniane di disadorna e moderna monumentalità, è suggellata dall’incarico per il progetto di piazza Augusto Imperatore e della Teca dell’Ara Pacis. Frutto di scelte solo in parte ascrivibili a Morpurgo e oggetto di numerose critiche. La travagliata sistemazione della piazza augustea ebbe inizio nel 1934, in attuazione del piano regolatore del 1931, e si concluderà solo nel 1952.

Negli stessi anni si dedicò al riuscito intervento del Museo delle navi romane a Nemi (1934-40), dove due corpi gemelli rettangolari sono uniti da una galleria centrale con ballatoio servito da scale elicoidali, con struttura a doppia serie di archi in cemento armato, segnata sul fronte esterno da stilizzati propilei tripartiti, tema e poi riproposto sia nei palazzi INA a L’Aquila (1938-40), sia nella casa della Confederazione fascista degli agricoltori a Latina (1938).

La raggiunta maturità del progettista è confermata da un gruppo di opere romane realizzate a metà anni Trenta che, pur riconducibili alla linea stilistica piacentiniana, sono arricchite da personali soluzioni di dettaglio e raffinati accostamenti di materiali. Nelle palazzine dell’Istituto romano beni stabili in via Antonelli (1936) emerge la capacità di composizione per volumi e la varietà di soluzioni di raccordo, come gli squadrati portali in travertino, e angolari, su tutte la testata concava con altorilievo scolpito da Francesco Coccia: la Fontana della Maternità. Una variegata tessitura della cortina in laterizio, alternata da finiture lapidee ed elementi scultorei sempre di Coccia, conferivano dignità all’edificio industriale MATER (Motori alternatori trasfirmatori elettrici) in via Capponi (1936-37, demolito). Al 1938 risale il problematico inserimento negli orti Barberiniani del complesso di edifici residenziali IRBS, attuato mediante demolizione di preesistenze sulle vie Quattro Fontane e XX Settembre, dove alcuni elementi di pregio, ascrivibili a Pietro da Cortona (portale, fontana, pilastrata d’angolo), furono ricollocati in situ.

Attivo in Albania sin dalla fine degli anni Venti, collabora con Piacentini in Brasile, dove i due lavorano in diversi progetti per il conte Francesco Matarazzo.

Tale feconda e serrata fase professionale non venne intaccata delle leggi razziali: dichiarandosi aconfessionale, nel 1938 Morpurgo ottiene dapprima la sostituzione del cognome con quello materno, quindi nel 1940 l’iscrizione all’anagrafe con doppio cognome. Le sue consistenti entrature politiche gli permettono l’affidamento da parte di Mussolini del progetto del mausoleo di Alfredo Rocco al Verano (1938-40), poi demolito.

Nel dopoguerra è impegnato all’estero. Nel 1950 ha l’incarico dell’ampliamento del mulino Pantanella a Roma. Progetta la chiesa di S. Nicola a Cosenza (1957-61), è capogruppo nei piani INA-Casa di Savona e Roma, Torre Spaccata (1958-60) e collabora al progetto di Luigi Moretti per gli edifici Esso-SGI all’EUR (1963-65), coinvolgendovi il nipote Giorgio Santoro, allievo ed erede dello studio professionale aperto in via del Plebiscito nel 1937, anno del matrimonio di Morpurgo con Wanda Cerioli.

Membro del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione (1962-65), fu insignito della medaglia d’oro ai benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte (1962) e nominato grande ufficiale della Repubblica italiana nel 1966, lo stesso anno in cui muore.

Opere a Roma nord

  •  Villino Alatri a via Paisiello angolo via Bellini (1924-28)
  • il gruppo di abitazioni in viale Regina Margherita angolo via Morgagni (1926-28)
  • Palazzo della Farnesina al Foro Mussolini poi divenuto Foro Italico, insieme a Enrico Del Debbio e Arnaldo Foschini (1935 – 1943) inizialmente pensato come Palazzo Littorio, sede del Partito Nazionale Fascista, terminato nel 1959 ed oggi sede del Ministero degli Affari Esteri;
  •  Sistemazione urbana di piazza Augusto Imperatore (1936-40); furono abbattuti oltre un centinaio di edifici residenziali intorno al Mausoleo di Augusto, salvando la chiesa di San Rocco e realizzati tre edifici e il padiglione dell’Ara Pacis a formare l’attuale piazza quadrata; un edificio era l’Istituto Nazionale Fascista Previdenza Sociale, oggi sede INPS;
  • Teca dell’Ara Pacis (1938), padiglione in vetro demolito nel 2003 e sostituito dalla costruzione di Richard Meier,
  • palazzo Alatri in via Antonelli

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